Il violino e la rosa

di Francesca Bosio

La mia fervida immaginazione me la porto addosso fin da bambina. Rumino pensieri e parole che tengo rinchiusi, e in disordine, in scatoloni dell’anima assiepati alla rinfusa. Inseguo l’ozio creativo, l’arte per eccellenza, che immancabilmente stride con la vita dinamica del giorno d’oggi. Sento l’anima crocifissa alla realtà e appena riesco a trovare silenzio, dalla mia mente sbuzzata escono parole, a volte una nenia di sussurri dolci, altre volte, rudi immagini, astratti racconti. Mai avrei pensato di condividere una storia, di portarla alla stampa, se non ci fosse stato quel giorno al Baloon. Gironzolavo inquieta tra le bancarelle del mercato storico delle pulci di Torino, il Baloon. Cercavo qualcosa di indefinito, qualche oggetto vintage che mi catturasse l’attenzione. É l’incipit del mio romanzo.

Un improvviso impulso mi spinge ad entrare nella bottega di un rigattiere. Sta adagiato come una cosa dimenticata, sgangherato, con una corda spezzata e una patina di polvere ad accarezzarlo.

Dentro me divampa una battaglia tra il razionale e la parte irrazionale “Cosa te ne fai di un violino vecchio e malandato, se non sai neanche suonarlo?”

Scappo via, ma la mia curiosità per le cose oscure, per i misteri, per i luoghi nascosti, per le cose abbandonate, per ciò che non è evidente, mi fa tornare giorni dopo al Baloon: quel violino in quel cantuccio non c’è più. É l’assenza di un qualcosa, il vuoto in quel cantuccio, che mi scatena dentro la voglia di raccontare. Il desiderio di inseguire quel violino per carpirne la storia. Gli oggetti caduti in disuso del passato hanno l’innocenza di ciò che non c’è più, la fragilità di ciò che è vecchio e si può spezzare, l’ardire di essere dei sopravvissuti. Da quel momento il racconto si dipana fluido, i personaggi, gli ambienti, le casualità, tutto è fuoriuscito come un fiume in piena che tracima gli argini.

Mi mancava un titolo per il romanzo e scovando su internet l’opera di Tino Aime “il violino e la rosa” ho immediatamente intuito che quello era il mio titolo e quella la mia copertina. Il quadro di Tino ha sancito la nascita del mio libro.  

Una neonata viene abbandonata sulle soglie di un convento assieme ad un violino. La bambina, Katli, porta su di sé il trauma dell’abbandono, vive un lirismo dolente, e dimostra una sensibilità particolare. La sua vita nascosta e protetta in convento viene sconvolta quando si scopre che il violino è un prestigioso Guarnieri.  Il violino lascia dietro di sè una scia di violenza e di misteri che si intrecciano con il destino di Katli, della sua famiglia e di alcuni professori del Conservatorio. Nel momento in cui il violino viene riconosciuto come il leggendario Victorem, l’articolazione della trama si delinea con un ritmo tale da creare una forte aspettativa del seguito.

Al violino è associata una rosa, proprio come nel dipinto del pittore Aime.

La rosa è sempre stata nei secoli il simbolo dell’amore, della perfezione, della bellezza. Ma l’amore nella vita di Katli è tormentato dalla presenza di quel violino che ha la fama di “rubare l’anima” e dal suo passato (“tutto ciò che non è risolto nella vita, prima o poi si ripresenta e chiede il conto”).

 La rosa associata al violino acquisisce una simbologia più strana, più complicata: un simbolo più spirituale che sulle note eccelse del violino innalza l’anima, ed è anche, il simbolo di una rinascita interiore, di un rinnovamento come si può intuire nel finale.

Rincorrere il Victorem, il prestigioso violino, fa parte del racconto giallo, ma non mancano le note introspettive nelle pieghe della storia.  Si ricerca un violino tra le misteriose trame della vita, tra i rimorsi del passato, tra la passione per la musica e la ricerca di sé di una ragazza speciale.

Il violino e la rosa

Il suono di un violino è il sogno e l’ancora di salvezza per Katli, abbandonata in fasce sulla soglia di un convento in Russia nell’immediato dopoguerra, e cresciuta in quell’ambiente arcaico e protettivo. Con la scoperta che lo strumento abbandonato insieme a lei è il leggendario Victorem, prestigioso violino del ’700 firmato Guarnieri, niente sarà più come prima nella sua vita. Tutti inseguono il Victorem. Il violino lascia dietro di sé una scia di violenza e misteri che si intrecciano con il destino di Katli e con quello di tre professori di musica del Conservatorio di Mosca.

Pagine: 144

Prezzo: 16,00 €

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